I suoi borghi – SS.Giovanni e Paolo, Cesarano
La città di Caiazzo si erge a 200 metri s.l.m. adagiata su una piccola collina e si affaccia sulla valle del Medio Volturno. Il comune, che comprende anche le frazioni di Ss. Giovanni e Paolo e di Cesarano, si estende su una superficie di 37 km².
Il suo territorio è stato abitato sin dalla preistoria come testimoniano numerosi ritrovamenti oltre alle mura megalitiche costruite dagli osco-sanniti nel IV secolo a.C. […]
I suoi borghi – Rasignano, San Mauro, Marciano Freddo, Montaniccio
I suoi borghi – Maiorano di Monte
Il comune di Dragoni si sviluppa ai piedi dei Monti Trebulani, o Colli Caprensi, lungo una linea serpeggiante che segue le falde collinari e su cui susseguono le sue sei frazioni. Provenendo da Alvignano: San Marco, Achettini, Chiaio, San Giorgio, Pantano, Trivolischi.
Nato dopo la definitiva distruzione ed abbandono dell’antica città sannita prima, e romana poi, di Cubulteria, ubicata nella pianura nei pressi del fiume Volturno, Dragoni è citato per la prima volta nel 979 d.C. nella Bolla di Santo Stefano con numerose chiese a conferma dell’importanza di questo centro nell’Alto Medioevo. Il suo territorio, infatti, fino alla fine del XVIII secolo era molto più esteso rispetto ad oggi, arrivando fino a Caiazzo e circondando completamente Alvignano.
Nelle sue frazioni si sono conservati numerosi antichi edifici gentilizi ed ecclesiastici di pregio come: la Torre di Pilato e la villa Palmieri a San Marco; i palazzi Del Vecchio e Rotondo ad Aschettini; il Casino sulla sommità del Chiaio, che è l’unica frazione arroccata sulle pendici della collina, e la bellissima chiesa barocca dell’Annunziata che presenta opere di valore realizzate con il famoso marmo rosso di Dragoni; i palazzi de Magistris, Giusti D’Aragona, de Pertis e Carlone nella frazione di San Giorgio, antico centro del paese; i palazzi Pascarella, Pagliuca e de Fusco con caratteristici portali d’ingresso e pozzi nella frazione Pantano.
L’unica frazione collinare di Dragoni, infine, è Maiorano di Monte, che si sviluppa in una vallata a circa 452 m slm, circondata da castagneti e da boschi di querce con la presenza di molti alberi da frutto come ciliegi, fichi ecc. Pregevole la chiesa dell’Annunziata ed alcuni palazzi signorili.
I suoi borghi – Alvignanello, Raiano
Il comune di Ruviano si estende a circa 100 m slm alle pendici delle colline caiatine e il suo territorio, caratterizzato da numerosi uliveti e vigneti, è delimitato da una ampia ansa del fiume Volturno.
La sua prima attestazione è documentata nel 979 d.C., nella Bolla di Santo Stefano, con il toponimo Raiano, che è rimasto fino al 1863 quando fu tramutato nell’attuale. Si è ipotizzato che tale termine sia derivato da una ara Jani, tesi avvalorata dal ritrovamento di una testa marmorea del dio Giano proprio nel suo agro.
Il centro storico, interamente ristrutturato, presenta una porta d’ingresso di epoca medievale affiancata da una torre di difesa a pianta circolare. Sulla sua sommità, alla fine del XIX sec. fu impiantato l’orologio comunale. Da qui si accede all’antico castello che è stato posseduto nei secoli da varie signorie: i Della Ratta originari di Barcellona, i Celano, i Monforte, i De Capua fino ai fiorentini Corsi. Il corso principale del paese termina davanti la chiesa parrocchiale di San Leone Magno che presenta materiale di spoglio di epoca romana.
A meno di 4 km, quasi sulle rive del Volturno, è ubicata l’unica frazione: Alvignanello. Il suo toponimo deriva dall’antico Vignanello risalente al 1167 e a voler identificare il territorio con la presenza dominante dei vigneti. Il suo centro storico, molto compatto, conserva ancora tre antiche torri di difesa circolari, antichi portali in piperno e numerose e profonde cantine scavate interamente in banchi di tufo.
A circa 1 km sulla collina si erge la caratteristica chiesa di Santa Maria degli Angeli con eremo, eretta alla fine del 1400 dai signori Monforte e da cui si può ammirare un bellissimo panorama sulla valle del Medio Volturno.
I suoi borghi ….
Il comune di San Potito Sannitico è posto alle pendici dei Monti del Matese, del cui Parco regionale fa parte, e si sviluppa su una altitudine che va dai 120 m slm ai 1640 del Monte Pastonico.
Il toponimo deriva da un luogo di culto al martire del II secolo d.C. San Potito, ma questo territorio è stato abitato sin dal periodo neolitico come dimostra il ritrovamento di un pugnale in selce. Al periodo sannitico, invece, risalgono varie tombe e la formazione urbanistica, mentre di epoca imperiale romana è una grande villa con bagni.
Dal Medioevo e fino all’inizio dell’età moderna San Potito è stato un casale della vicina Piedimonte Matese, dipendenza sopravvissuta nello stemma comunale che conserva uno dei tre cipressi contenuti nello stemma di Piedimonte.
Il caratteristico centro storico, tagliato in due dalla Strada Provinciale Sannitica, conserva edifici di gusto barocco. In particolare, la chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, mentre tra i palazzi gentilizi spicca per dimensioni e stile il palazzo Filangieri de Candida Gonzaga. Costruito sulla struttura di una villa romana, di cui si conservano i cunicoli degli acquedotti, fu ristrutturato nella seconda metà del Settecento seguendo il gusto della Reggia di Caserta, con ad esempio lo scalone del tipo “forbice a doppia rampa”.
Particolare, infine, è il costume femminile locale composto da una gonna verde pieghettata, da una camicetta rossa con ricami in oro su una camicia bianca ricamata e un grembiule nero da lavoro.
I suoi borghi – Squille
Questo piccolo paese si estende su oltre 17 kmq tra le pendici delle colline caiatine e il fiume Volturno che lo delimita per una ampia curva e in cui confluisce il fiume Calore. Il suo centro storico, compatto e di forma poligonale, conserva il castello ducale nelle sue linee settecentesche, anche se già esistente nel Cinquecento. Della struttura originaria si può osservare il cortile centrale con un caratteristico pozzo. Da qui si ha accesso alla cantina, ricavata interamente nel tufo, e alla chiesa rupestre di San Michele Arcangelo di cui resta solo una porzione di nartece con tre arcate ogivali e l’abside. Sono ancora visibili, tuttavia, resti di affreschi attribuibili al X e XI secolo e raffiguranti la Vergine con Bambino e Cristo tra gli angeli e San Nicola di Bari e san Michele Arcangelo.
Già esistente prima dell’anno Mille, Castel Campagnano è citato nella Bolla di Santo Stefano del 979 d.C. come Campanianum. Nel 1326 fu edificata la chiesa di Santa Maria ad Nives, completamente ristrutturata nel 1753 e al cui interno si conservano pregevoli tele del Settecento. Il paese fu anche sede di uno scontro tra gli eserciti di Carlo III d’Angiò e Luigi I d’Angiò nella conquista del Regno di Napoli.
A soli 5 km è situata la frazione di Squille già documentata nell’839 d.C. come proprietà dell’Abbazia benedettina di Montecassino, e nel 979 d.C. con la chiesa di San Sebastiano. Specialmente nella località di Monte Alifano sono stati ritrovati numerosi reperti di fabbriche e mura di epoca sannita.
I suoi borghi ….
I suoi borghi
Piedimonte Matese è il più popoloso centro dell’Alto casertano con i suoi oltre 10.000 abitanti, adagiato ad una altezza media di 170 m s.l.m. ai piedi della catena montuosa del Matese, la più alta della Campania. Il fiume Torano, originato dal lago del Matese a 1041 m s.l.m., sgorga nella parte alta dell’abitato e dopo 11 km si immette nel Volturno. Grazie ad esso in Piedimonte sono fiorite nei secoli fabbriche di lana, canapa e carta, ma nel 1963 è stato incanalato nell’acquedotto campano. Famoso è stato l’opificio dell’imprenditore svizzero Giovan Giacomo Egg per la filatura meccanica e la tessitura a mano …